Abbiamo preso un caffè con l’ispettore Coliandro, l’anti-eroe che risolve tutti i casi. Un po’ per caso

Pubblicato il 23/11/21
Tempo di lettura: 2 minuti

Maldestro, anche cialtrone, ma sempre generoso. Sì è appena conclusa l’ottava serie televisiva che ha come protagonista il personaggio nato dalla penna di Carlo Lucarelli e interpretato da Giampaolo Morelli, per la regia dei Manetti Bros.

 di Claudia Ceccarelli


Ispettore Coliandro, lei ha girato quasi tutti i reparti della polizia di Bologna, soprattutto gli uffici.

Alla Mobile ci sono stato una settimana sola, l’anno scorso, poi ho fatto un casino… C’erano due che spacciavano di fronte alla scuola, così io sono saltato addosso a quello che mi sembrava il più brutto e siccome cercava di reagire l’ho anche crocchiato un po’. Poi salta fuori che era un carabiniere infiltrato e che ho mandato al diavolo un’indagine di sei mesi e così il questore che mi odia, perché lo so che mi odia, mi ha buttato fuori dalla Mobile e mi ha messo ai Passaporti.

In questo momento è responsabile dello spaccio di polizia.

Sono un poliziotto, minchia, ho anni di servizio sulle spalle e con tutto quello che succede in giro, sparatorie per le strade, rapinatori che ammazzano… dovrei stare alla Mobile, sulle volanti del Controllo del territorio, alla Narcotici, cristo, e invece passo tutto il giorno tra inventari e bolle di accompagnamento.   

Appena può va in giro con la sua macchina, anche di notte, quando soffre di insonnia.

Se c’è una cosa che mi fa impazzire è quando qualcuno mi tocca la macchina. Piuttosto presterei la moglie, se l’avessi, o quella santa donna di mia madre, ma la macchina, mai! 

È molto coraggioso, ma tutte le volte che vede il sangue sembra in difficoltà.

Non è che vedere il sangue mi faccia impressione, no… sono un poliziotto con anni di servizio, ci mancherebbe… ma è che probabilmente, in mensa, ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male e ho bisogno di un po’ d’ aria.

Alla fine però risolve anche i casi più complicati.

Non mi piacciono le cose intricate, da tavolino… non sono quel tipo di poliziotto. A me piacciono le cose chiare, le piste da seguire, la gente da cercare… Io sono per l’azione, bum, eccoli lì, addosso, e via in galera… Però la soddisfazione di capirci qualcosa, quando mi sparano…

E adesso che fa?

Vado a prendere un caffè, al bar che sta davanti alla Questura, ma prima giro l’angolo e faccio un salto nei locali della Mobile, giusto per dare un’occhiata.

Sempre a indagare su qualche caso.

Io sono qui che faccio il mio lavoro e sono un poliziotto, se non l’hai ancora capito. E c’è di più, bambina: sono cattivo, incazzato e stanco. L’ultima frase è di Clint Eastwood, quando fa il sergente istruttore in Gunny, bestiale. È tutta la vita che sogno di dirla anch’io.