Benvenute Arance

Pubblicato il 26/01/22
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Succose e profumate, bionde o rosse, a spicchi o spremute, sono un vero toccasana per affrontare al meglio la stagione fredda. 

di Claudia Ceccarelli


Originaria della Cina, viene portata in Europa dagli Arabi, che però forse l’hanno incontrata in India. L’arancia è un frutto che unisce tutti i continenti e saranno gli Europei a farlo arrivare nelle Americhe appena scoperte. Forse il nome deriva dal sanscrito nagaranja, che vuol dire “frutto prediletto dagli elefanti”, ma anche il latino aurum partecipa all’origine del nome “agrumi”. Del resto, si ritiene che fossero arance, e non mele, i frutti d’oro che valsero a Ercole una delle sue fatiche, l’undicesima per l’esattezza, quando gli venne ordinato di rubarli dal Frutteto di Era (la latina Giunone) perché capaci di donare l’immortalità. Il giardino era custodito dalle tre bellissime ninfe Esperidi (Egle, Esperetusa e Aretusa), e intorno all’albero dei frutti d’oro viveva attorcigliato Ladone, un temibile serpente con cento teste, ma nessuno riuscì a impedire il successo dell’impresa di Ercole. Esperidi sarà però il nome che i Greci useranno per indicare tutti gli agrumi, in onore delle ninfe, figlie di Atlante.

Gli Arabi impiegavano l’arancio soprattutto come albero ornamentale per abbellire e profumare i giardini, e risale alla loro dominazione in Sicilia (IX-XI secolo d.C.) l’uso diffuso di piantare agrumeti. Si racconta anche che ne Le mille e una notte un detenuto triste speculò un’arancia e ricavò due facce succose di allegria e libertà insieme a un’anima metallica, che si fece imprevista possibilità di evasione. È un fatto che le arance in carcere sono sempre state un dono gradito per la loro freschezza e ricchezza di vitamine utili a contrastare malattie quali lo scorbuto, che era molto diffuso, come ci ha raccontato anche Silvio Pellico ne Le mie prigioni. 

L’arancia è davvero un frutto benefico per il nostro organismo. Quale ottima fonte di antiossidanti, Vitamina A e Vitamina C soprattutto, contribuisce a rafforzare il nostro sistema immunitario, svolgendo un’azione antiinfiammatoria preziosa nella stagione fredda. Aiuta a combattere il colesterolo cattivo e il diabete, e per la ricchezza di fibra promuove il buon funzionamento dell’intestino, soprattutto se consumata a spicchi, perché è l’albedo, ovvero la parte bianca che riveste il frutto, a contenere molta pectina. Bere abitualmente una buona spremuta d’arancia poi riduce in modo significativo il rischio di sviluppare calcoli renali. Il basso contenuto calorico, infine, rende le arance un valido alleato di regimi dimagranti e piacevoli al tempo stesso.

Esistono molte varietà di arance; una ventina sono quelle coltivate in Italia, che detiene circa il 3% della produzione mondiale, soprattutto in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Sardegna e Lazio. 

Le arance possono essere dolci o amare. Le arance dolci sono quelle che consumiamo comunemente, mentre le arance amare vengono impiegate soprattutto per l’estrazione di olio essenziale e per la preparazione di liquori e marmellate. 

Le arance dolci, a loro volta, possono essere bionde, come la Navel, la Belladonna e l’Ovale calabrese, oppure rosse. A quest’ultimo gruppo appartengono le arance Tarocco, Moro e Sanguinello, originarie delle Sicilia orientale, dove nel corso del 1700 e del 1800 sono stati realizzati innesti felici, che sono riusciti a rimuovere l’amaro tipico della varietà pigmentata. L’arancia rossa siciliana è oggi certificata dal marchio IGP, per la qualità, il gusto e la succosità dei frutti legati alle particolarità uniche del territorio e del microclima etneo. Secondo i dati del 2018-2019, la sola raccolta dell’arancia rossa IGP, coltivata su 650 ettari di terreno, vale circa 20 milioni di euro, ed è diventata una componente importante del Pil del settore agroalimentare siciliano. 

Ma non finisce qui, perché delle arance non si butta via niente. Nella loro buccia infatti, e in particolare in quella delle arance bionde, è contenuta una sostanza, il limonene, che può essere vantaggiosamente utilizzato in agricoltura come potente biopesticida per combattere insetti, funghi dannosi e altri organismi infestanti. Senza dimenticare che dagli scarti degli agrumi è possibile anche estrarre un filato di cellulosa con cui realizzare un tessuto biodegradabile simile alla seta, nato da un’idea tutta italiana. Il mito forse ci ha raccontato una realtà ed Ercole dal giardino di Giunone ha rubato frutti che sono veramente d’oro.