Caldirola, una bella storia italiana

Pubblicato il 16/08/22
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Era solo una mescita di vino a Contra, frazione di Missaglia, quella che Ferdinando Caldirola negli anni ’40 decise di rilevare e ingrandire. E oggi l’obiettivo è conquistare i mercati di America e Asia.

di Giancarlo Sammartino

 

Quando venne in Italia, in vista ufficiale, il segretario del comitato centrale dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, lasciò stupefatto tutto il suo staff quando chiese di includere nel suo viaggio una sosta a Missaglia, e precisamente in via Agazzino, dove avrebbe incontrato Nando Caldirola, patron dell’azienda vinicola Caldirola, da poco scomparso. Il Presidente conosceva bene i vini Caldirola già dal 1993, anno in cui i primi imprenditori italiani partirono per la Russia alla conquista di un nuovo grande mercato a cui proporre le eccellenze del made in Italy.

 

Ma torniamo indietro. Era solo una mescita di vino a Contra, la frazione di Missaglia, quella che Ferdinando Caldirola decise di rilevare e ingrandire già a partire dagli anni ‘40, dove ha ancora sede l'attuale casa vinicola. Fu proprio questo il luogo in cui iniziò la storia che legherà per tre generazioni la sua famiglia alla tavola degli italiani.

 

Negli anni ‘60 sono sette i collaboratori che iniziano a imbottigliare il vino. Non lo vogliono produrre, lo vogliono imbottigliare e commercializzare. Le apparecchiature sono manuali, il camion per trasportare il vino dalla stazione ferroviaria a Missaglia è ancora uno solo. La piccola impresa funziona, le osterie della zona apprezzano i fusti, le damigiane, ma anche le bottiglie. Niente etichetta ancora, ma capsule colorate per distinguere i vitigni di provenienza e sul vetro, in rilievo, la scritta "Vini Caldirola".

 

I formati ridotti, i quartini, conquistano un nuovo tipo di clientela e aprono il business delle mense aziendali. Nel decennio successivo i nomi dei clienti diventano importanti: Innocenti, Alfa, Bianchi, Falk, Pirelli, Vismara...

 

La Grande Distribuzione è la nuova meta da conquistare e Nando Caldirola, diventato presidente della Casa Vinicola Caldirola nel 1981, è pronto a raggiungerla. L'etichetta "La Cacciatora" diventa protagonista di tutte quelle iniziative promozionali che, d'ora in avanti, diventeranno scelte abituali delle insegne più importanti del nostro Paese. Una su tutte il tre per due. La qualità si accompagna sempre a un buon prezzo, accessibile a tutti. L'assortimento si allarga: dal Piemonte alla Toscana, alla Sicilia, all'Abruzzo. La Grande Distribuzione diventa terreno ideale per un cambio di rotta nei processi produttivi. L'azienda introduce il "vuoto a perdere" e avvia i consumatori al riciclo del vetro. Inizia così il percorso "green" che, nel tempo, diventerà per Caldirola un vero fattore competitivo.

 

Nei periodi di massima attività in azienda hanno lavorato più di 120 dipendenti e dallo stabilimento di Missaglia venivano confezionate fino a 360mila bottiglie al giorno. Negli anni ‘80 e ’90, consolidato il mercato in Italia, si guarda oltre frontiera. La Germania per cominciare, poi Olanda, Belgio, Lussemburgo e Russia. In questo periodo nasce la "dama", e la bottiglia da cinque litri con anello sul collo, ideata da Nando Caldirola, entra nella storia dei contenitori per il vino. All'estero diventerà l'emblema dell'azienda che intanto decide di sposarsi con lo sport. La bottiglia dei Mondiali di calcio del 1990 entra in tutte le case italiane e le maglie dei campioni di ciclismo fanno percorrere al logo dell'Italia dei vini tutte le strade d'Europa. Si brinda al Giro, alla Vuelta, al Tour.

 

Nel 2000 l'espansione imprenditoriale del marchio raggiunge il successo che merita: la leadership italiana nel canale moderno della grande distribuzione per il settore vetro.

Ora in Caldirola è iniziato un nuovo percorso condotto dagli imprenditori che costituiscono la nuova compagine societaria. Il management assicura nuovi obiettivi sulla stessa strada di successo: trend di crescita nel mercato nazionale, potenziamento dell'export, lancio di nuovi prodotti in tendenza con le richieste di mercato, ottimo rapporto qualità-prezzo, mix di servizi su misura per le insegne della distribuzione organizzata.

 

Il futuro che avanza è l'apertura di nuovi scenari commerciali che vedono l'export protagonista assoluto dello sviluppo del marchio. Imbottigliare e vendere ottimo vino italiano è sempre un buon affare. Se in Europa l'obiettivo è stato raggiunto con la conquista delle grandi insegne, sono l'America e l'Asia a rivelarsi i nuovi mercati più interessanti da esplorare. Per essere sempre di più, e in tutto il mondo, la Casa dell'Italia dei vini.