Questa volta non ho richieste da farti. Il regalo più grande me l’hai già fatto. Quest’anno è tornato il Natale! La Messa tutti insieme, Il pranzo con le persone che ami davvero, la gioia immensa dell’attesa, i pacchi da scartare sotto l’albero acceso, il pomeriggio al cinema, la voglia di passeggiare in città con tutti i negozi aperti, le luci appese alle finestre delle case che strappano sorrisi di festa, il camino acceso e la frutta secca nel centrotavola.
di Giorgio Santambrogio
Finalmente potremo andare in vacanza, visitare mercatini e presepi viventi, vedere le persone più care e fargli gli auguri senza doverlo fare in chat, su Skype o Zoom. E chiederemo a tutti: come stai? Ma la diremo senza fretta, ascoltando la risposta, sperando davvero di stare bene. Torneranno le domande più banali. Cos’hai mangiato? Voi lo fate il cenone? Panettone o pandoro? Tortellini in brodo o ravioli? Carne o pesce? Che regali hai ricevuto?
Torneremo a metterci a dieta dopo la Befana, a fare buoni propositi per l’anno che verrà, a prendere l’agenda bella dove segnare gli appuntamenti importanti, ad aspettare i saldi di gennaio.
E dietro questa meravigliosa banalità del vivere quotidiano riscopriremo intatta la gioia di aver riconquistato un pezzo di libertà.
Continueremo anche a preoccuparci, lo sappiamo. La pandemia e tutto ciò che ne è succeduto, la solitudine, le rinunce, il distanziamento, la zona rossa hanno stravolto moltissime certezze e abitudini. Quello che prima era per noi un paradigma di sicurezza adesso è diventato un orizzonte di incertezza.
Il mondo sta cambiando e noi stiamo cambiando con lui.
Dobbiamo fare attenzione, essere responsabili, non abbassare la guardia.
Ma il Natale no, quello non può cambiare.
Abbiamo bisogno di lui.
Un Natale di tanti anni fa è stato l’ultimo Natale in cui ho creduto in te, caro Babbo Natale, ma forse ho sbagliato. Tu esisti perché esiste la voglia di credere nella rinascita, nella rigenerazione, nella speranza.
Dobbiamo farci gli auguri. E mai come quest’anno sono auguri sentiti, sinceri, che vengono dal cuore. Ce li meritiamo tutti.
Auguri a tutti i nostri collaboratori in tutti i punti di vendita. Sono tanti e, se potessi, li abbraccerei tutti per quello che hanno saputo fare in questi mesi, un miracolo di efficienza, voglia di fare, sorrisi sempre pronti all’accoglienza e all’ascolto. Auguri a tutti gli imprenditori delle nostre insegne che sono stati vicini ai bisogni di tutti. Auguri ai nostri produttori che hanno moltiplicato gli sforzi per non farci mancare nulla. Auguri ai milioni di persone che ogni giorno ci vengono a trovare perché hanno fiducia in noi. Auguri anche a voi lettori che state sfogliando la nostra rivista.
Vi dico come sarà il mio Natale. Diceva Albert Camus che la cultura è l’urlo degli uomini in faccia al loro destino. E allora urliamo, andiamo a teatro, a visitare una mostra, leggiamo dei libri, inondiamo la nostra testa e il nostro cuore di storie e idee perché ci serviranno a capire il futuro.
E sarà davvero un buon Natale!