SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO E QUELLO CHE MANGIAMO CAMBIA IL MONDO. ELIANA LIOTTA, GIORNALISTA E AUTRICE DI BEST SELLER TRADOTTI IN TUTTO IL MONDO, CON IL SUO ULTIMO SAGGIO, DIMOSTRA COME ECOLOGIA E NUTRIZIONE “INSIEME” SIANO ALLA BASE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEL PIANETA.
di Eliana Liotta
Il cibo è come una frontiera tra destini. Tra uomini, donne e bambini che ne sono sommersi e uomini, donne e bambini che non ne hanno abbastanza.
Nel mondo, una persona su nove è denutrita. Ma per ogni individuo che soffre la fame, ce ne sono quasi tre obesi o in sovrappeso, due miliardi circa. In tutti e due i casi il cibo è una minaccia.
Vi riporto il risultato di uno studio che fa riflettere, uscito su Nature a gennaio del 2021: la carne bovina e altre carni rosse forniscono solo l’1% delle calorie alla popolazione della Terra, ma rappresentano il 25% di tutte le emissioni che derivano dall’uso del suolo, cioè dalla coltivazione di cereali, legumi o verdure, dai pascoli delle mucche e dalle aie delle galline.
"Il paradosso è che la fame nel mondo è cresciuta anche come effetto collaterale del progresso, perché il cibo scarseggia là dove agricoltura e allevamento sono messi in ginocchio"
Dunque, un quarto del carbonio che si alza verso l’atmosfera per agricoltura e allevamento deriva dalla produzione di un alimento che contribuisce a una quota piccolissima del fabbisogno energetico dei quasi otto miliardi di persone che abitano il pianeta.
Io credo che abbiamo bisogno di dedicare al cibo un pensiero etico. Come diceva Gandhi: “Nel mondo c’è abbastanza per i bisogni di tutti, non per l’ingordigia di pochi.”
La FAO segnala che dal 2014 la malnutrizione cronica ha preso lentamente ma inesorabilmente ad aumentare, dopo il calo costante registrato per decenni. E questa è un’informazione che stupisce l’occidentale medio, perché ci sembra sempre che il progresso sia tale da trascinare verso l’alto gli indicatori del benessere, ovunque e comunque. Invece no.
Il paradosso è che la fame nel mondo è cresciuta anche come effetto collaterale del progresso, perché il cibo scarseggia là dove agricoltura e allevamento sono messi in ginocchio dal clima impazzito e il clima è impazzito per il riscaldamento globale, che per un terzo dipende dal sistema alimentare, che a sua volta è ingigantito dai consumi di pochi.
Il ricco signore che in un ricco appartamento di una ricca città riempie i suoi pranzi di scamone, lombata e fesa, oltre a influenzare pericolosamente i suoi livelli di colesterolo, danneggia il cielo di tutti, con un effetto a catena che si ripercuote nei villaggi poveri, facendoli diventare ancora più poveri. Le inondazioni, la siccità o le ondate di afa uccidono il bestiame, distruggono le colture e le persone restano senza nulla, con il piatto vuoto.
Nel 2019 hanno sofferto la fame 690 milioni di abitanti del pianeta, un numero superiore di quasi 60 milioni rispetto all’anno precedente. A loro si aggiunge chi non ha accesso a una dieta sana o nutriente: in totale, sono circa 2 miliardi le persone che affrontano livelli moderati o gravi di insicurezza alimentare.
"Ogni italiano getta nella pattumiera di casa 27 chili di vivande all’anno. Sommati al valore del cibo che viene perso lungo la filiera"
Questi dati sono stati elaborati e pubblicati in un rapporto del 2020 (The State of Food Security and Nutrition in the World, a cura di cinque agenzie, tra cui FAO, OMS e UNICEF), in cui si lancia anche un allarme per le conseguenze dell’emergenza Covid-19, prevedendo che altri 130 milioni di abitanti della Terra cadranno nella morsa della malnutrizione cronica (…).
Ogni italiano getta nella pattumiera di casa 27 chili di vivande all’anno. Sommati al valore del cibo che viene perso lungo la filiera, si arriva in totale a uno spreco di 5,3 milioni di tonnellate di cibo nel nostro Paese, per un valore di circa 10 miliardi di euro (dati Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, 2021). Un pessimo affare, anche per l’ambiente. Cumuli di alimenti sono stati prodotti e trasportati a vuoto, solo per finire nel bidone, in spregio all’uso di suolo, all’impiego di acqua e alle emissioni di gas serra (…)
Chi acquista più di quello che effettivamente mangia è come chi riempie ai buffet piatti che non riuscirà a finire. Si bea dell’accumulo e non considera il valore che ogni frutto o pesce porta con sé.