Il pranzo di Ferragosto

Pubblicato il 19/07/21
Tempo di lettura: 3 minuti
Spiaggia con ombrelloni

TRA SACRO E PROFANO, UNA FESTA CHE CELEBRA I FRUTTI DELLA TERRA, IL RIPOSO DAL LAVORO, IL DIVERTIMENTO ALL’ARIA APERTA. MANGIANDO IN BUONA COMPAGNIA.

di Claudia Ceccarelli


C’è stato un tempo lontano in cui arrivava sul calendario il primo giorno del mese. Il nostro Ferragosto ha più di duemila anni di storia, da quando nel 18 a.C, Ottaviano Augusto decise di istituirlo come festa a sé intitolata, le Feriae Augusti appunto, per aprire il periodo che i Romani da sempre dedicavano al riposo dalle fatiche dei campi e ai riti di celebrazione del raccolto. Una scelta fortemente simbolica, con il 1° agosto voluto dall’imperatore romano sia per ricordare la presa di Alessandria del 30 a.C., con la morte di Antonio e Cleopatra, sia per porre la nuova era imperiale in continuità con le più antiche tradizioni popolari e religiose, cercando di oscurare le glorie dell’età repubblicana a cui i Romani erano ancora molto affezionati.

Così, tra corse di cavalli, mance dei proprietari terrieri e riposo dal lavoro per tutti, anche per gli schiavi, il Ferragosto imperiale apriva un periodo di festeggiamenti talmente radicato nella vita contadina, in questo mese sospesa tra la fine del raccolto dei cereali, l’inizio della vendemmia e la successiva battitura delle olive, da investire di un’aura addirittura divina chi vi aggiungesse feste e riti collettivi di buon auspicio. Proprio quello che voleva Augusto, che alla fine diede il nome all’intero mese. In seguito,  la  festa  di  Ferragosto  venne  spostata al 15, giorno riconosciuto dalla Chiesa come quello dell’ascensione di Maria, per far coincidere la festa d’origine laica con quella religiosa. Una doppia matrice, sacra e profana, che ancora oggi convive nella giornata che noi tutti identifichiamo con il riposo dal lavoro, il pranzo in compagnia, il divertimento all’aria aperta, ma anche con le celebrazioni e le processioni religiose. Soprattutto una festa che si nutre della voglia di stare insieme.

Per questo, la zona d’ombra del Ferragosto è la solitudine. “Tutto mi andava male quell’estate e, come venne Ferragosto, mi trovai a Roma senza amici, senza donne, senza parenti, solo”, scrive Alberto Moravia nei suoi

Racconti del lockdown e della sospensione delle nostre consuete attività ci ha costretti tutti ad un tempo forzatamente solitario, il Ferragosto può essere un’occasione per rinnovare e ritrovare i nostri legami sociali, che sono di parentela e di amicizia, ma anche di concittadinanza, una relazione che spesso passa sotto traccia, quasi ignorata nella sua dimensione quotidiana, di cui abbiamo invece potuto sperimentare il significato e il valore quasi vitali.

"Una doppia matrice, sacra e profana, che ancora oggi convive nella giornata che noi tutti identifichiamo con il riposo dal lavoro, il pranzo in compagnia"

Dalle cocomerate in piazza ai cinema all’aperto, dai pranzi al mare alle escursioni in campagna, dai fuochi artificiali alle manifestazioni locali tipiche, dai musei aperti ai concerti e spettacoli teatrali, ogni occasione è buona per festeggiare insieme il Ferragosto, come momento di svago e riposo. Quest’anno ancora di più.

E per una festa dalle origini così antiche, e così intrecciate con la nostra matrice culturale contadina, non possono certo mancare gustosissime tradizioni culinarie, declinate nelle diverse tipicità regionali, ma quasi sempre più di terra che di mare. Se in Toscana il detto popolare prescrive “per Ferragosto, piccione arrosto”, in Lombardia non può mancare il minestrone freddo, mentre a Roma è il pollo in umido con peperoni il protagonista del pranzo di festa, come in Puglia lo è il galletto ripieno, in Umbria sono tradizionali gli gnocchi di patate col sugo di papera e in Campania gli zitoni con pomodori e capperi. E per finire l’immancabile cocomero, o un dessert fresco di cui è l’ingrediente principale come il gelu du muluna siciliano, e i biscotti di mezz’agosto della Maremma, secondo la ricetta dei contadini che li preparavano per mangiarli dopo la mietitura del grano.