Sebbene certificato dalla doc in età relativamente recente, solo nel 1978, il Fiano è tra i vitigni più antichi della Campania e dell’intera penisola: le origini di questo bianco dall’inconfondibile sentore di nocciole tostate sono millenarie e vanno ricondotte addirittura al periodo della Magna Grecia. Fu grazie ai Greci, infatti, che in Italia si introdussero le primi viti di quello che, a oggi, è il vitigno irpino per eccellenza.
Vitis Apicia, o Apina, lo chiamavano i Latini, forse per la dolcezza del profumo e per gli acini zuccherini che attraevano sciami d’api, sostiene una prima interpretazione dell’etimologia; o forse per la zona in cui oggi sorge il comune di Lapio (Apia); poi da Apina il nome mutò in Afiana, quindi in Fiano. Amatissimo già da imperatori e re, come Federico II di Svevia e Carlo d’Angiò (il primo documento storico che ne fa cenno risale al 1200 ma scrittori e storici testimoniano la sua esistenza in numerosi passi e carteggi di epoca precedente), il Fiano si diffonde in molte zone della Campania fino alla fine del 1800. Oggi l’area in cui è concentrata la coltivazione del vitigno è l’Irpinia, comprendendo i territori di ventisei comuni fra i quali Atripalda, Avellino, Cesinali, Mercogliano e Lapio, ossia l’antica Apianum o Apia. Un’area dai suoli fertili e argillosi, ricca di vallate, alture e corsi d’acqua, caratterizzata da un clima mite durante i mesi estivi e rigido in quelli invernali.
Fiano di Avellino: caratteristiche e abbinamenti
Nato come vino dolce e leggermente frizzante, il Fiano di Avellino diventato DOCG nel 2003 è oggi un vino secco e strutturato, dal colore giallo paglierino, più intenso se ricavato dalla vendemmia di novembre, meno da quella di ottobre; dal profumo riconoscibile, persistente e fruttato, con sentori di frutta tropicale, oltre che di pera e pesca bianca. Si ottiene esclusivamente dal monovitigno Fiano, al quale è possibile aggiungere uve bianche quali Greco, Coda di Volpe bianca e Trebbiano Toscano, fino a un massimo del 15%.
Il Fiano, da servire sulla nostra tavola, ricordiamolo, fra gli 12 e i 14 gradi in calici a tulipano ampio, è ottimo con la cucina di mare più o meno elaborata, dai ricchi antipasti a base di crostacei e molluschi, agli stuzzichini di formaggi freschi, ai piatti tipici campani come i vermicelli con le cozze o il polpo alla napoletana. Il suo sapore corposo ma morbido, equilibrato e ricco di sfumature che richiamano la frutta secca, si abbina perfettamente con i primi a base di pesce o di verdure: potete accompagnarlo agli sformati, alla pasta, ai risotti, alle grigliate, al pesce al forno. Il Fiano può però diventare un abbinamento adeguato anche per apertivi e dessert. Fra i vini bianchi, infine, è tra i pochi adatto all’invecchiamento e può essere conservato anche cinque o sei anni.