Il tempo degli alberi

Pubblicato il 14/11/22
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Sono veri monumenti della bellezza che meritano più di ogni altro la nostra cura, soprattutto quando arriva Natale. Gli alberi monumentali d’Italia hanno superato la soglia dei quattromila esemplari riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Un panorama di cultura, tradizione e storia che ci fa riscoprire l'incredibile varietà e fragilità del nostro ecosistema.

di Andrea Begnini

 

Rappresentano un patrimonio da tutelare e valorizzare, con esemplari che si contraddistinguono per caratteristiche uniche. Che vanno dall'elevato valore biologico ed ecologico per età, dimensioni e morfologia alla rarità della specie. Dall'habitat unico che offrono ad alcune specie animali all'importanza storica, culturale e religiosa che rivestono sul territorio, fino alla capacità di caratterizzare il paesaggio, sia in termini estetici che identitari. Stiamo parlando degli alberi monumentali, piante resistenti ai cambiamenti e molto longeve, esemplari che spesso diventano delle vere e proprie attrazioni turistiche sul territorio, di fronte alle quali possiamo avvertire tutta la maestosità della natura e l’intensità dell'esperienza umana. Esseri viventi a cui Pino Petruzzelli ha dedicato il suo ultimo spettacolo La via degli alberi: “Ho viaggiato dal Nord al Sud d’Italia ascoltando la voce degli alberi incontrati sulla via. Mi sussurravano di loro, di me e di una trama che andava ritessuta”.

 

Una trama che ogni anno viene raccolta e schedata anche dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che stila un elenco degli alberi monumentali, ormai giunto a oltre quattromila esemplari in tutto il Paese. Tra le nuove iscrizioni di quest'anno, spiccano i cedri, le querce, i platani e i faggi, mentre fanno la loro prima comparsa nell'elenco alcune specie come l'acero palmato rosso, la camelia e l'anagiride.

 

L'elenco è frutto di un'intensa attività di catalogazione realizzata in modo coordinato e sinergico da Ministero, Regioni e Province autonome e Comuni. Un aggiornamento costante, regione per regione, che quest'anno ha visto la Sardegna come il territorio che detiene il più alto numero di alberi monumentali in Italia, il 10% del totale censito nello Stivale. Tra i 401 nuovi arrivati, ve ne sono di molto grandi come il castagno del Maso Maggner a Renon (Bolzano), con una pancia di 862 cm di circonferenza, le roverelle di Brindisi Montagna (Potenza), in Basilicata, con tronchi di 730 e 760 cm di circonferenza, e l'olivo di Varopodio (Reggio Calabria). Tra gli alberi monumentali del Trentino, quello forse più noto e conosciuto è l'abete bianco di malga Laghetto, in comune di Lavarone, noto come Avez del Prinzep: con la sua statura di oltre 50 metri, avrebbe potuto a tutti gli effetti essere anche considerato il più grande albero di Natale d'Italia. Ma una tempesta di vento nell'autunno del 2017 lo ha abbattuto e, purtroppo, è uscito dall'elenco, anche se il suo ricordo è ancora vivo. 

 

 

Abete di Natale: la tradizione si fa ecosostenibile

Meglio vero, con illuminazioni a led e decorazioni di recupero. E, dopo Natale, va portato negli appositi centri di raccolta per la messa a dimora.

Secondo una recente ricerca del Dipartimento di scienze forestali dell'Università di Firenze, l'acquisto di alberi naturali è più sostenibile rispetto a quello di alberi in plastica, sia dal punto di vista delle emissioni sia per i migliori effetti che si possono generare su scala locale. Dallo studio emerge che “Per pareggiare l'impatto, l'albero di Natale artificiale andrebbe riutilizzato per 37 anni”. Per scegliere un abete o, comunque, un albero di Natale vero, occorre fare riferimento a quel circa 90% proveniente da coltivazioni vivaistiche specializzate, mentre il restante 10% è rappresentato dalle punte di abete cimate nella normale pratica forestale. Sono circa 3,5 milioni le famiglie italiane che scelgono un albero vero, meglio se a km 0 e collocato in un luogo luminoso e fresco, lontano da fonti di calore come caloriferi e camini. Per decorarlo in modo ecosostenibile, prima di tutto occorre pensare all'illuminazione: se non è possibile evitarla, meglio ricorrere a led per dare un taglio non solo alle emissioni collegate alla produzione di energia, ma anche alle spese. Gli addobbi? Meglio leggeri e con materiali di recupero, come ritagli di stoffe, lana di vecchi maglioni o cartone. Terminato il periodo natalizio, occorre portarlo negli appositi centri di raccolta dove, se in buona salute, si provvederà alla sua messa a dimora in luoghi adatti.