La principessa della fiaba di Andersen trova scomodo dormirci sopra, il biologo Johann Mendel a fine Ottocento sceglie la sua pianta per studiare le leggi dell'ereditarietà, ma è a primavera che i piselli vengono celebrati dal gesto antico di sgranarne i baccelli.
di Giulia Mochi
Lo avete mai fatto? Sgranare i piselli freschi, un compito che una volta veniva affidato alla manualità di tutta la famiglia, bambini compresi. Un piccolo gesto che lo scrittore francese Philippe Delerme racconta così: “Una pressione del pollice sulla costola del baccello e quello si apre, docile, offerto. Alcuni, meno maturi, sono più recalcitranti: un’incisione dell’unghia permette allora di lacerare il verde e di sentire l’umidore e la polpa densa, appena sotto la buccia falsamente scabrosa. Poi si fanno scivolar giù le palline con un solo dito. L’ultima è davvero minuscola”.
Una sensazione intima, connessa a gesti antichi, che ci fa scoprire che non sono solo surgelati, anche se i piselli per migliaia di anni non sono stati mangiati freschi, piuttosto si preferiva essiccarli dopo la raccolta per la loro grande capacità di conservazione che ha permesso di apprezzarne le qualità nutritive e il gusto anche fin dentro le stagioni fredde. La pianta di pisello è sempre stata simbolo di fortuna e di prosperità, e anche i suoi fiori bianchi e gialli che s'intrecciano in ghirlande sono considerate un ottimo augurio per le spose. Le piccole sfere verdi, invece, sono fra i legumi coltivati e consumati da più tempo dall’uomo: sembra che in Asia Minore se ne conoscessero le qualità già 6mila anni prima di Cristo e sicuramente sono stati un alimento privilegiato da Greci, Etruschi e Romani.
Si tratta di una fantastica leguminosa che conta oltre 250 varietà con nomi decisamente curiosi come “telefono rampicante”, “mangiatutto” e “meraviglia d'estate”, ognuna delle quali in grado di sprigionare qualità e proprietà alimentari particolarmente nutrienti che apportano al nostro organismo proteine, vitamine e sali minerali in grande quantità.
Qualità che nella tradizione gastronomica italiana non sono certo passate inosservate. Basta pensare alle seppie, all’agnello campano o all'ossobuco con contorno di piselli per comprendere come da sempre siano protagonisti di eccellenza delle ricette tradizionali del nostro Paese, soprattutto durante la Pasqua. Nella Serenissima Repubblica, durante il 25 aprile, quando si festeggiava il patrono San Marco, il Doge usava presentarsi al balcone di Palazzo Ducale mostrando un piatto di risi e bisi (riso e piselli) per augurare al popolo fortuna e fertilità. Una caratteristica, quella della fertilità di questa pianta, apprezzata anche dal biologo Gregor Mendel che tutti abbiamo studiato a scuola per i suoi esperimenti sull’ereditarietà dei caratteri.
Insomma, perché non recuperare con tutta la famiglia questa attività semplice e antica di sgranare i piselli freschi? I bambini imparano da dove vengono e apprendono una preziosa lezione sulla provenienza del cibo. Anche perché il bello dei piselli è che, di loro, si mangia tutto: oltre alle perle verdi, anche i baccelli, ben puliti ed epurati dal filamento centrale, si possono lessare in abbondante acqua salata per 30 minuti e poi friggere, passati in pastella. Sono più gustosi delle patatine. Provateli.