Avrete notato, sugli scaffali del supermercato, accanto alle comuni confezioni di sale da cucina, confezioni che riportano la dicitura “sale iodato”. Che cosa è il sale iodato e qual è la differenza fra il sale iodato e il sale comune?
Lo dice il nome stesso: il sale iodato è comune sale da cucina, al quale sono stati aggiunti dei sali di iodio. Per questo troviamo anche la dicitura “arricchito con iodio”.
Perché usare il sale iodato?
È stata nientemeno che l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, a raccomandare il consumo di sale arricchito con iodio per contrastare le patologie legate alla carenza di iodio: nei bambini, la carenza di iodio può portare a ritardi nello sviluppo fisico e mentale, mentre negli adulti si possono riscontrare patologie tiroidee (come il “gozzo”, che deriva da un ingrossamento della tiroide).
Al di là di questa importante caratteristica benefica, l’uso del sale iodato in cucina è identico a quello del sale comune: lo iodio infatti non modifica in alcun modo il sapore del sale o degli alimenti a cui viene aggiunto, né le altre sue caratteristiche (per cui vale la raccomandazione di conservare il sale in luogo fresco e asciutto).
Naturalmente, pur sempre di sale si tratta, e quindi è bene non consumarne più di 5 grammi al giorno, per non rischiare l’ipertensione o malattie cardiovascolari (che non dipendono comunque dall’aggiunta di iodio). L’unica importante controindicazione del sale iodato riguarda, come è facile intuire, coloro che soffrono di ipertiroidismo. Poiché il sale iodato stimola il funzionamento della tiroide, il suo impiego in caso di patologie tiroidee deve essere valutato caso per caso e solo dietro indicazioni del medico.
Inoltre, sebbene un eventuale eccesso di iodio possa essere smaltito dall’organismo con le urine, l’uso del sale iodato è comunque superfluo se si assumono integratori a base di alghe, già molto ricchi di iodio.
Foto di congerdesign da Pixabay