Una mostra monografica alla Triennale racconta il legame con la città di Milano di uno dei più grandi artisti grafici del Novecento
di Luciana Fratta
È un legame profondo quello del celebre disegnatore e vignettista rumeno di origine ebraica Saul Steinberg con Milano, città dove si trasferì nel 1933, giovane studente di architettura al Politecnico, e da cui dovette fuggire nel ‘42, dopo la drammatica esperienza del carcere e del campo di concentramento, per stabilirsi definitivamente a New York. Un legame che la Triennale ha deciso di celebrare con la grande mostra monografica dal titolo Saul Steinberg, Milano New York, curata da Italo Lupi, Marco Belpoliti e Francesca Pellicciari con la collaborazione di Electa, che sarà visitabile fino al 13 marzo, accompagnata anche da un libro-catalogo e da una "guida sentimentale" alla Milano di Steinberg.
Circa 350 prestiti da istituzioni come il Jewish Museum e la Hedda Sterne Foundation di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, ma anche da raccolte private, vanno a comporre la vicenda artistica di Steinberg, di cui la Biblioteca Nazionale Braidense possiede ora un importante corpus di opere, recentemente ricevute dalla Saul Steinberg Foundation ed esposte in questa occasione in anteprima. Una particolare attenzione è dedicata all’importanza decisiva che la città meneghina e l’Italia in generale hanno avuto nella sua formazione artistica, a partire dall’esordio sulle riviste satiriche milanesi il Bertoldo di Guareschi e Il Settebello di Zavattini.
“Io sono uno scrittore”, diceva di sé Steinberg.” Disegno perché l’essenza di un buono scritto è la precisione, e il disegno è un modo preciso di esprimersi.” E, in effetti, non c’era argomento che non riuscisse a raccontare semplicemente con l’utilizzo della china e della linea e il suo stile umoristico e definito al tempo stesso.
Grazie all’allestimento disegnato da Italo Lupi, Mara Servetto e Ico Migliore, al primo piano della Triennale si possono dunque ammirare i lavori a matita, a penna, a pastello, le teche con libri e foto, le copertine per il New Yorker, le maschere fatte sulle buste del pane, le stoffe, i collage e i dischi su cui amava dipingere, ma anche le due cartoline natalizie disegnate per Gio Ponti. E per la prima volta in Europa vengono esposti Europa i quattro 'leporelli', fogli lunghi una ventina di metri ideati da Steinberg per il Labirinto dei ragazzi, realizzato dallo studio di Architettura BBPR nel 1954 all'interno del Parco Sempione a Milano, in concomitanza con la decima Triennale.