L'Umbria che non ti aspetti

Pubblicato il 03/08/21
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Cascata delle Marmore in Umbria

DA SEMPRE CONOSCIUTA COME SCRIGNO DI ARTE, NATURA E OTTIMA CUCINA, LA REGIONE CUORE D’ITALIA È ANCHE RICCA DI ITINERARI NATURALI DEDICATI ALL’ACQUA COME LE CASCATE DELLE MARMORE, IL LAGO DI PIEDILUCO E L’INCANTEVOLE BORGO DI RASIGLIA.

di Giovanni Franchini



Dalle cascate delle Marmore, al lago di Piediluco, fino all’incantevole borgo di Rasiglia. L’Umbria è da tutti conosciuta come la regione della natura, dell’arte e dei sapori. Ma c’è un Umbria insolita, fatta di paesaggi d’acqua da scoprire e ammirare seguendo appositi itinerari. E da accoppiare con i sapori e le ricette di una terra che non finisce mai di stupire e di raccontare le sue infinite e meravigliose storie.

CASCATA DELLE MARMORE

Come spesso accade, la maggior parte dei monumenti naturali del nostro Paese hanno a che fare con i Romani e anche le cascate delle Marmore, nella valle del Nera, nel ternano, non fanno eccezione. Fu il Console Curio Dentato, nel 271 a. C. a costruire un canale in cui far confluire parte del fiume Velino, le cui frequenti esondazioni causavamo ristagni paludosi e malsani, per farlo invece precipitare a valle e creando così la bellissima cascata che conosciamo ancora oggi. Nei secoli successivi, diversi lavori idrogeologici interessarono la zona, rendendo le cascate sempre più utili ai bisogni dell’uomo, per arrivare fino all’avvento dell’elettricità, che ai primi del Novecento vide una centrale idroelettrica nascere proprio alle Marmore per poterne sfruttare il potente getto dell’acqua.

Le Cascate delle Marmore sono uno spettacolo da ammirare, ad orari fissi. Ancora oggi quel flusso imponente serve infatti a creare energia elettrica perciò le acque, prima di gettarsi dal monte Marmore vengono deviate verso i condotti della centrale, tranne che in quattro momenti precisi della giornata. Ogni giorno, ad orari prestabiliti, che variano da stagione a stagione e annunciati da una sirena, i gettiti aumentano da 3 a 15 metri cubi al secondo, diventando imponenti alla vista e fragorosi al suono e mostrando ai visitatori, l’immensa potenza della natura. Alle Marmore le cascate sono osservabili da diversi punti: dal belvedere principale, per una visione d’insieme, o dal Balcone degli innamorati, una piccola cupola che si sporge nel vuoto a pochi metri dall’acqua (nei momenti di maggior gettito ci si bagna), fino ai tanti punti di osservazione sparsi lungo i sentieri che accerchiano la cascata. E mentre si passeggia, ai bambini non si può non raccontare  l’immancabile  leggenda  che  sostituisce la storia ufficiale delle Cascate. C’era una bella ninfa di nome Nera, innamorata del pastore Velino. Per gelosia, la dea Giunone la trasformò in un fiume, il Nera appunto. Il pastore, distrutto dal dolore si gettò dalla rupe delle Marmore per potersi ricongiungere con l’innamorata. E fu proprio quel salto a creare la cascata.

"Una delle colline che circondano il lago, detta la Montagna dell’Eco ha una forma piramidale e si racconta che al suo interno sia nascosta una piramide"

LAGO DI PIEDILUCO

A poca distanza dalle Marmore, il Lago di Piediluco, il secondo più grande dell’Umbria dopo il Trasimeno è ancora una promessa inaspettata di natura rigogliosa e selvaggia. Immancabile un giro in battello, partendo dall’incantevole paesino di Piediluco, le cui luci notturne illuminano lo specchio d’acqua in modo suggestivo e dove ogni anno si svolge la Festa delle Acque, un carosello di barche a vela e battelli allegorici di mille forme e colori. Anche qui non può mancare la leggenda: una delle colline che circondano il lago, detta “la Montagna dell’Eco” ha una forma piramidale che poco si concilia con la natura e induce al sospetto che la sua strana forma sia dovuta all’opera dell’uomo. E infatti si racconta che al suo interno ci sia addirittura una piramide, oggi ricoperta dalla vegetazione. Sarà vero? Bisognerebbe andare a controllare.

RASIGLIA, LA VENEZIA DELL’UMBRIA

Sembra finto per quanto è bello. Un borgo che incanta, una meraviglia per gli occhi e per lo spirito. Una cinquantina di casette in pietra circondate da ruscelli e piccoli salti d’acqua che scorrono sotto deliziosi ponticelli e rasentano le case, sparendo e ricomparendo dal terreno, fino a riunirsi in una grande vasca principale, la piazza del paese. L’impressione è quella di una piccola Venezia, in stile medievale. Rasiglia, nella valle del Menotre, è un borgo incantevole con una bella storia da raccontare. Costruito appositamente sulla sorgente del fiume Capovena, il borgo nasce nei primi anni del Trecento ad opera dei Trinci, Signori di Foligno, che per primi videro in quei potenti getti d’acqua che nascevano dal terreno il luogo ideale per far nascere quello che oggi chiameremmo un distretto industriale. Grazie alla forza dell’acqua si potevano infatti far funzionare mulini, telai e altri macchinari per produrre tessuti e farine nei primi opifici dell’era preindustriale. Duecento anni dopo, nella prima metà dei Seicento, il borgo è diventato un vero “centro produttivo” che genera ricchezza e benessere. Fino alla fine dell’Ottocento Rasiglia è un paese ricco di attività commerciali e artigianali: conta due lanifici, otto mulini, quattro banche e perfino un ufficio postale. Tutto finisce durante la prima metà del Novecento quando, con l’avvento dell’energia elettrica, le produzioni si spostano a Foligno, decretando il declino di Rasiglia come distretto industriale. Ma anche la sua rinascita come borgo forse unico al mondo. Già perché Rasiglia è oggi un luogo straordinario, in grado di suscitare stupore e meraviglia semplicemente passeggiando per le sue piccole vie e bagnando le mani nei suoi corsi di chiare fresche e dolci acque. Rimasto praticamente intatto nei secoli, i ruscelli e i corsi d’acqua che lo attraversano oltre a testimoniare la genialità dell’uomo e la bellezza della natura, regalano al borgo una nuova vocazione, quella del turismo lento in un luogo unico e di incomparabile fascino.

"Fu il Console Curio Dentato, nel 271 a. C. a costruire un canale in cui far confluire parte del fiume Velino che in questa zona causava un ristagno paludoso e malsano, facendolo precipitare a valle e creando così la cascata"