Il formato non solo deve essere “bello”, ma anche funzionale, e cioè piacere al consumatore. Da sempre l’Italia è una fucina di idee per i formati di pasta, con designer di tutto il mondo che, negli anni, si sono misurati, inventando forme e linee da affiancare ai formati più tradizionali.
Secondo il censimento di Unione Italiana Food, sono circa 300 i formati prodotti e consumati in Italia. Nomi e forme che raccontano territori, cultura popolare, tecniche di produzione, ricette, arte, design e fantasia del pastaio.
E così, tra spaghetti che diventano quadrati, conchiglie sempre più grandi e paccheri che si rimpiccioliscono, forse il prossimo passo va nella direzione opposta, quella della personalizzazione assoluta. Come quella resa possibile dalla stampante 3D, che permette la realizzazione di forme uniche e su misura, non ottenibili né a mano né attraverso la trafilatura, ma progettate e costruite in pochi minuti da un software. Si inserisce l’impasto - anche questo personalizzabile - nella macchina e il gioco è fatto.
Intanto i formati tradizionali non temono rivali nelle preferenze degli italiani.
La Top 10 costituisce quasi 900mila tonnellate di pasta su 1,4 consumate annualmente e vede in testa gli Spaghetti, che rappresentano un piatto di pasta su 5 in Italia (e uno su 3 nel mondo), davanti a Penne Rigate e Fusilli. Ai Rigatoni la medaglia di Legno. A seguire, Farfalle, Linguine, Lumachine, Bucatini, Mezze Maniche e Lasagne. Ma su questa classifica nazionale ci sono delle variabili regionali. Al Sud, per esempio, Ziti, Ditalini, Orecchiette e Pasta Mista risalgono le posizioni.