Vegetale, naturale e sostenibile: la dieta plant-based è servita

Pubblicato il 21/04/22
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Zero carne o quasi, verdure di stagione, fresche e a km 0, una spiccata sensibilità verso la provenienza degli alimenti e la loro sostenibilità. Tutti i perché di una definizione di successo che sempre più persone scelgono per il carrello della spesa.

 di Andrea Begnini


Mangiare meno carne, prediligere una dieta vegetale, seguire stagionalità e sostenibilità delle produzioni: ormai sono piccoli/grandi principi all'ordine del giorno anche nella nostra spesa quotidiana. A volte, abbiamo bisogno di seguire regole e principi che fanno sì che le nostre scelte alimentari si traducano in veri e propri orientamenti di vita.

Cosa significa, allora, “basato sulle piante”? Si tratta di un sistema alimentare e, assieme, di un approccio alla vita che predilige il consumo di prodotti vegetali, non processati industrialmente, che non derivano dallo sfruttamento delle risorse naturali e, possibilmente, a km zero. La dieta plant-based comincia, quindi, dal consumo consapevole di alimenti vegetali e naturali, mettendo sotto lo stesso tetto tanto la salute quanto la componente etica delle proprie scelte.

Ed ecco, allora, qualcosa di meno estremo di un vegano ma, comunque, dalla forte vocazione salutista e green. Un grande ambiente di pensiero con varie sfumature che confinano con il veganesimo, fino a comprendere le tante persone che cominciano a orientare le proprie abitudini alimentari limitando la carne, magari a una o due volte la settimana, meglio se biologica, e a ridurre anche il consumo dei prodotti di derivazione animale come uova e latticini, valutandone al contempo la filiera tracciata e la provenienza.

Quello che conta è che gli alimenti siano freschi, non lavorati e ricchi di nutrienti essenziali nel rispetto della sostenibilità. Si tratta sicuramente di una filosofia alimentare attenta alla biodiversità e alla valorizzazione delle tradizioni e delle produzioni locali.

Spazio quindi ai cereali, meglio se integrali, al legumi, ai semi, alle verdure fresche di zona e di stagione, qualche volta a carne, uova e latticini purché rispettosi del benessere degli animali. E ai dolci, sicuramente, ma preparati con materie prime controllate: pochi ingredienti semplici, non raffinati, meglio se di origine vegetale, sostituendo ad esempio al latte i prodotti a base di soia o riso e alle uova addensanti naturali come i semi di lino. E grande attenzione alla tracciabilità dei circuiti della distribuzione. Rispetto, trasparenza e consapevolezza.

Al di là della dieta, che va congegnata e seguita con una certa attenzione, si tratta di un approccio al cibo con molteplici aspetti di buonsenso a cui possiamo in qualche modo ispirarci tutti quanti. Perché consumare cibi freschi significa seguire la stagionalità e ottenere il meglio, in termini di salute e benessere, da tutti gli alimenti. Un'attitudine a seguire il ritmo della natura che scandisce anche il ritmo della nostra alimentazione e quello dell’ambiente che ci circonda. Plant-Based significa prima di tutto mangiare con “impegno”.