Un bel grappolo serrato, non troppo grande, a forma di tozza piramide: lo guardi e viene spontaneo associarlo a un altro, al Pinot nero, da cui sembra differire soltanto per colore: sono entrambi figli della stessa terra, la Borgogna che tanto ha dato e dà ancora in fatto di vini pregiati. Se andiamo in là nel tempo però per scoprire le prime lontane origini dello Chardonnay, troviamo due teorie. La prima lo vuole nato dalle colline argillose di Gerusalemme e portato in Francia dai primi Crociati. La seconda lo pensa nato da un incrocio tra una vite preaddomesticata e una proveniente dall’Illiria. Una specifica ricerca ha rivelato che i due progenitori sono il Pinot nero e il Gouais blanc, di origine slava.
Chardonnay, un minuscolo paese nella zona del Maconnais, diventa il nome del vitigno forse più conosciuto al mondo: versatile ed elegante, si diffonde dapprima in tutta la Francia e ben presto guadagna il mondo intero. In Italia si coltiva lungo tutto il territorio, ma in modo significativo e spesso con eccellenti risultati nella fascia collinare e prealpina delle regioni del Nord, dal Piemonte al Friuli. Da non dimenticare l’eccelso spumante in Franciacorta e i superbi vini delle Langhe dove il vitigno viene adoperato sia in purezza che in uvaggio. Anche i dolci colli toscani offrono terreno adatto alla sua coltivazione. In Sicilia a partire dagli anni ’80 si è sviluppata un’intensa produzione favorita da buona esposizione al sole unita a una giusta consistenza del terreno che varia da calcareo ad argilloso intramezzato da strati limosi. I pendii delle valli trentine offrono a quest’uva un ambiente simile a quello d’origine, assecondato dall’allevamento a pergola che permette di sfruttare al massimo i raggi solari.
Chardonnay: caratteristiche e abbinamenti
Il motivo di questa universale diffusione va rintracciato nel fatto che è una pianta bisognosa di grande attenzione, di cure sollecite, ma che ripaga il viticoltore con una produzione vigorosa e abbondante.
Qualche esperto esprime dei dubbi sull’affinamento in botti: le note legnose rilasciate ai vari Chardonnay coltivati in zone diverse, darebbero caratteristiche troppo omogenee. Per ovviare all’inconveniente e riuscire a mantenere le sfumature degne di questo vitigno, alcuni produttori optano per recipienti in acciaio che lasciano intatte le caratteristiche organolettiche.
Il nobile bianco, al calice, si presenta brillante, giallo paglierino, dal profumo equilibrato, intenso, delicato, con note di frutta esotiche come ananas e banane, un sapore armonico, pieno e soprattutto elegante.
Tutte qualità che persistono sia nei vini fermi che in quelli frizzanti, dalla gradazione piuttosto alta.
A tavola lo si apprezza abbinato a tutti i piatti di pesce a cominciare da ricchi antipasti, ma anche con paste, torte salate, zuppe e arrosti delicati.