A tavola e facendo sport si possono allenare la salute del corpo e della mente

Pubblicato il 26/08/22
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Dieta Mediterranea e attività sportive sono centrali nel contrasto all’obesità e al sovrappeso infantile, sempre più diffusi nel nostro Paese. 

di Luciana Fratta


È un grido di allarme quello che si alza dagli ultimi studi sulla malnutrizione infantile in Italia: su un campione di 50mila bambini di terza elementare, infatti, il 20,4% è risultato in sovrappeso e il 9,4% obeso. I dati del recente Report ministeriale OKkio alla SALUTE sono confermati dalla ricerca condotta da Helpcode Italia, da cui emerge che un terzo dei nostri bambini tra i 6 e i 9 anni è obeso o in sovrappeso, per un totale di circa 100mila bambini, con una netta prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%).

Allargando lo sguardo al contesto europeo, questi numeri ci rendono uno dei Paesi in cui il problema è più diffuso. L’European regional obesity Report 2022 dell’OMS dice che, con il 42% dei bimbi italiani tra i 5 e i 9 anni in eccesso di peso, noi ci poniamo ben al di sopra del 29,5% della media dell’UE. E l’obesità, purtroppo, è una vera e propria patologia che costituisce uno dei principali problemi di salute pubblica, dato l’elevato numero di malattie croniche che da questa condizione possono scaturire. Anche perché un bambino obeso, nel 50-60% dei casi, è destinato a diventare un adulto obeso. A parte le forme di obesità genetica, l’ambiente e lo stile di vita del bambino giocano un ruolo fondamentale per prevenire o contrastare comportamenti errati. 

Dovrebbe risultare semplice nel nostro Paese, che è la culla della Dieta Mediterranea, ritenuta la più salutare a livello globale. Ma purtroppo non è così. Sta infatti progressivamente riducendosi la capacità delle famiglie di seguire questo stile alimentare. Favorendo il consumo di frutta e verdura freschi, cereali integrali e legumi, la Dieta Mediterranea, infatti, chiede di ridurre il consumo di prodotti confezionati raffinati e di bandire snack industriali, bibite gassate e piatti pronti ricchi di grassi idrogenati e di oli di scarsa qualità. Ma fare la spesa in modo oculato, ponendo attenzione alla qualità e al risparmio, e cucinare con ingredienti sempre freschi, sono attività che richiedono tempo e impegno, anche economico.

La pandemia non ha fatto che peggiorare la situazione: magari il tempo per cucinare non è mancato, ma la sedentarietà, l’alterazione dei ritmi di sonno e veglia, un consumo di pasti più disordinato, l’uso massiccio di tv, smartphone e pc, la perdita del gioco libero all’aperto e la sospensione o riduzione delle attività sportive abituali hanno fatto registrare una sensibile crescita dei disturbi alimentari e del sovrappeso infantile e giovanile, da un lato, ma anche dei disagi emozionali legati alla psicologia delle relazioni umane, come ansia e depressione, dall’altro. 

Una situazione che sta rientrando molto parzialmente, se una ricerca realizzata dal Dipartimento di Economia politica e Statistica della Università degli Studi di Siena, rivela che il 40% dei ragazzi esce molto meno rispetto a prima, mentre molti non si allenano più o lo fanno meno di frequente.

Tutti dati e ricerche che ci dicono quanto sia importante in questo momento alzare l’asticella dell’attenzione verso i più giovani, e riportare al centro del discorso l’insieme dei bisogni che strutturano una crescita sana e ricca di opportunità. Anche a partire da tutte le occasioni per praticare attività sportive insieme. Perché, come afferma l’UNICEF, “l’attività fisica regolare apporta innumerevoli benefici al corpo e alla mente”: migliora il controllo di abitudini alimentari scorrette; aiuta a conservare il giusto peso corporeo; irrobustisce il fisico e ne previene le malattie; riduce lo stress, l'ansia, la depressione e la sensazione di solitudine; prepara i bambini all'apprendimento futuro; promuove il buon rendimento scolastico; contrasta il rischio di comportamentali antisociali o violenti.