Li conoscete i luoghi del FAI?

Pubblicato il 21/04/22
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La nostra Costituzione recita: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. E uno dei modi in cui lo fa è attraverso il FAI – Fondo Ambiente Italiano, fondazione nata nel 1975 per salvaguardare e sottrarre al degrado e all’abbandono i tanti tesori italiani che fanno del nostro Paese il più ricco di capolavori UNESCO. Guardare, visitare, immergersi nel Bello fa bene anche alla salute. Non potevamo citarli tutti e per questo abbiamo stilato una lista di “imperdibili da visitare” in questa primavera.

di Giovanni Franchini


Per dimostrare la sua tesi, il professor Enzo Grossi, medico chirurgo e docente all’università IULM di Milano, portò cento volontari ad ammirare i magnifici affreschi della cupola ellittica settecentesca della basilica di Vicoforte, vicino a Cuneo. Successivamente li sottopose a un test salivare confrontandolo con quello che aveva preso prima della visita. Il risultato evidenziò una drastica caduta dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, sceso mediamente del 60% in tutti i partecipanti. Il professore ne fu entusiasta e concluse: “il bello, l’arte, la natura ci fanno stare meglio. Al pari di una dieta equilibrata e al sano movimento quotidiano, anche un tempo libero di qualità e l’esposizione alla bellezza concorrono a custodire e a favorire un buono stato di salute”.


Se questo è vero, noi italiani siamo destinati a essere più sani di tutti. Sede del maggior numero di siti dell’UNESCO, l’Italia è considerata dai tempi del Grand Tour “il Paese più bello del mondo”, un territorio unico per stratificazione di civiltà, testimonianze storico-artistiche, varietà di paesaggi, capolavori architettonici. Un ecosistema giunto più o meno intatto fino alla Seconda Guerra Mondiale. Più che i disastri della guerra, fu la rapidissima ricostruzione senza regole a rischiare di rovinare il volto del nostro Paese. E gli scempi non tardarono a manifestarsi.


Qualcuno cominciò a reagire: grazie all’associazione Italia Nostra, nata a Roma nel 1955, si conobbero Giulia Maria Crespi e Renato Bazzoni i quali, con la collaborazione di Antonio Cederna, organizzarono la mostra itinerante Italia da salvare (1967) che, per la prima volta, sensibilizzò l’opinione pubblica su questi temi. Erano e restarono una minoranza ma, dopo un primo tentativo abortito, la Crespi e Bazzoni fondarono nel 1975, insieme ad Alberto Predieri e Franco Russoli, il FAI – Fondo Ambiente Italiano che, sul modello del National Trust inglese, come fondazione privata cominciò ad acquisire – a mezzo di acquisti, donazioni, concessioni – i beni che rischiavano di deperire o che necessitavano di tutela e attenzione. Un processo di valorizzazione che ha coinvolto, citando solo alcuni tra i numerosi recuperi: il Monastero di Torba, San Fruttuoso, il Castello della Manta, la Villa del Balbianello, il Castello di Masino e Villa Panza.


Oggi il FAI conta oltre 200.000 iscritti, più di sessanta Beni salvati e una crescita che prosegue costante con obiettivi sempre più ambiziosi. La primavera è sempre la stagione migliore per visitare uno dei beni del FAI e riconciliare spirito, mente e corpo.

Eccone una selezione da Nord a Sud che vi consigliamo di visitare per conoscerne la storia, perché dietro ogni capolavoro, c’è sempre una storia da raccontare.


CASTELLO E PARCO DI MASINO, CARAVINO (TO)

Cosa succede quando la guerra lascia il posto alla pace? Ad esempio che una antica fortezza, costruita per dare e ricevere battaglia, diventi poi un’oasi del bello, capace di stupire e rasserenare anche il cuore più duro e insensibile. Il Castello di Masino da oltre mille anni domina la vasta piana del Canavese vicino Ivrea. Del vecchio castello bellico non c’è più niente ma al suo posto, dal Settecento in poi, sono nati una incantevole residenza di campagna con saloni affrescati e arredati con sfarzo, le camere per gli ambasciatori, gli appartamenti privati, i salotti, le terrazze panoramiche e la preziosa biblioteca che conserva più di 25 mila volumi antichi. E all’esterno il monumentale parco romantico con uno dei più grandi labirinti d’Italia, un maestoso viale alberato, ampie radure e angoli scenografici che a primavera si inondano di eccezionali fioriture. Periodicamente apre per visite guidate ed eventi. Non perdete l’occasione. 


VILLA E COLLEZIONE PANZA, VARESE

C’era un tempo in cui i nobili erano il faro della cultura di un territorio. Villa Panza risale agli inizi del Settecento come residenza del marchese Paolo Antonio Menafoglio e oggi è nota in tutto il mondo come centro d’arte contemporanea. Al suo interno è presente una collezione d’arte del XX secolo con oltre 150 opere di artisti americani, ispirate ai temi della luce e del colore, che convivono in armonia con gli ambienti antichi, gli arredi rinascimentali e le preziose raccolte di arte africana e precolombiana. Sede di mostre dal respiro internazionale, Villa Panza offre un'esperienza sensoriale anche per i più piccoli, con un calendario di attività dedicate. Qui è possibile trascorrere un'intera giornata immersi nell'arte, tra i 33.000 mq di parco arricchito da opere di Land Art. All’interno di Villa Panza hanno sede anche una caffetteria e il ristorante Luce, che propone piatti alla carta (spesa media sui 35 € a testa), ripagati dalla splendida vista sul giardino, per un pranzo da veri nobili.


ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO, CAMOGLI (GE)

I santi sono tali anche per i sogni che fanno. Secondo la leggenda il martire Fruttuoso apparve in sogno al vescovo di Tarragona, Prospero, in fuga dagli arabi che avevano invaso la Spagna, e lo guidò verso una piccola insenatura tra la terra e i boschi del monte di Portofino e il mare della Liguria di Levante.

In questo angolo di paradiso oggi sorge il monastero, con il suo chiostro e le tombe Doria, la chiesa primitiva e la parrocchiale, i reperti archeologici e il piccolo borgo non raggiungibile da alcuna arteria stradale. Per accedervi, soltanto via mare oppure percorrendo due panoramici sentieri: uno che scende dal soprastante monte di Portofino e l'altro che percorre la costa partendo dalla baia di Portofino. Valgono una visita sia il complesso architettonico sia la stupenda spiaggia bagnata da un mare cristallino.


VILLA DEI VESCOVI, LUVIGLIANO DI TORREGLIA (PD)

Ancora nobili illuminati. Questa volta il nobiluomo Alvise Cornaro dal Vescovo che agli inizi del Cinquecento, nel verde della campagna veneta, scelse di edificare un “circolo intellettuale” per uomini dedicati al pensiero elevato, elementi indispensabili, a suo parere, per governare bene (siamo completamente d’accordo). Il risultato è una delle prime ville venete che introduce in queste terre il gusto per la classicità e gli echi rinascimentali romani, anticipando così l'estetica del Palladio. Oggi la villa è un raffinato esperimento della cultura umanista in cui architettura, arte e paesaggio giocano fra loro in continui rimandi visivi negli spazi delle logge e delle terrazze.


CASTELLO DI AVIO, SABBIONARA D’AVIO (TN)

L’unica guerra che ci può piacere è quella riguardante le battaglie dei cavalieri del Trecento dipinte nei meravigliosi quadri e affreschi che adornano il Castello di Avio, arroccato da oltre dieci secoli su uno sperone del Monte Vignola, che domina la Val Lagarina solcata dal fiume Adige. Ancora oggi la fortezza è visibile nel perimetro di mura merlate e torrioni che oggi cingono un rigoglioso giardino di viti e cipressi. Avio è un luogo di inaspettati contrasti, ideale anche per i più piccoli che, attraverso il coinvolgimento di percorsi-gioco, possono divertirsi a conoscere le storie e i personaggi che lo hanno animato nei secoli.


TORRE E CASA CAMPATELLI, SAN GIMIGNANO (SI)

Un viaggio nel tempo, sullo sfondo di una storia lunga più di mille anni. Delle 72 antiche torri che hanno reso celebre San Gimignano (patrimonio UNESCO), solo 14 sono sopravvissute fino ai giorni nostri a connotare l’inconfondibile profilo del più celebre borgo medievale italiano.

Una di queste, incorporata in un palazzo settecentesco, rievoca la vita della borghesia toscana di fine Ottocento, quella dei Campatelli, imprenditori e proprietari terrieri fiorentini che fecero della torre una dimora alto-borghese giunta a noi intatta nell’aspetto e nell’atmosfera. La dimora è ricchissima di spunti narrativi che spaziano dalla storia della città medievale alla ricostruzione delle vicende di una famiglia altolocata nella società toscana tra Otto e Novecento, tra tradizione e modernità. Meraviglioso il piano nobile, arredato con oggetti originali: fotografie, memorie private, oggetti d’arte e collezioni tra cui spiccano le ceramiche di Montelupo e i quadri di Guido Peyron.


BOSCO DI SAN FRANCESCO, ASSISI (PG)

Attraverso un portone nel muro di cinta del piazzale davanti alla Basilica Superiore di Assisi, si imbocca uno stretto sentiero che porta all’interno di 64 ettari di natura, tra terreni boschivi e campi coltivati, per poi raggiungere il letto del torrente Tescio e, lì accanto, le testimonianze di un microcosmo abitato da monache benedettine tra ‘200 e ‘300: un monastero, la chiesa romanica di Santa Croce, un mulino attivo fino ai primi del ‘900 (ora ospita una trattoria dove ristorarsi), i resti di un ospedale che assisteva malati e pellegrini e, poco più avanti, un’antica torre trecentesca eretta a difesa di un opificio. Salendo sulla sua cima, ecco la sorpresa: la possibilità di ammirare appieno il “Terzo Paradiso” del Maestro Michelangelo Pistoletto: 121 ulivi disposti a doppio filare a formare tre ampi elementi circolari tra loro tangenti, di cui uno maggiore al centro e con un’asta alta 12 metri a simboleggiare l’unione tra cielo e terra.


PARCO VILLA GREGORIANA, TIVOLI (RM)

Entriamo nello Stato della Chiesa e nello splendore dei papi. A mezz’ora da Roma, nel Parco di Villa Gregoriana, natura, storia, archeologia e artificio si fondono in modo seducente al punto da diventare a metà Ottocento meta obbligata del Grand Tour. Nel 1832 papa Gregorio XVI promosse una grandiosa opera di ingegneria idraulica per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, incanalando le sue acque in un doppio traforo scavato nel monte Catillo e ingrossandole poi artificialmente, dando così vita ai 120 metri di salto della nuova Cascata Grande, seconda in Italia dopo le Marmore. Compiuta l’opera, il Papa creò il Parco che porta il suo nome e che, per oltre un secolo, fu meta di artisti, letterati e uomini di cultura che ne raccontarono al mondo la bellezza. Dopo anni di incuria il FAI lo ha restaurato e aperto, permettendo a ogni visitatore di sentirsi un viaggiatore dell’Ottocento, percorrendo gli antichi sentieri liberati dai rovi, annusando i profumi delle settantaquattro specie arboree presenti e scoprendo i resti della Villa del console romano Manlio Vopisco e, sull'acropoli, i templi romani tra cui quello celebratissimo di Vesta.


ABBAZIA DI SANTA MARIA DI CERRATE, LECCE

Leggenda vuole che l'Abbazia sia stata fondata in seguito a una visione da parte del re Tancredi d'Altavilla, conte di Lecce, a cui apparve l'immagine della Madonna, dopo aver inseguito una cerbiatta in una grotta. Immersa in un meraviglioso paesaggio di uliveti, alberi da frutto e aree coltivate, l’abbazia fu costruita tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, quando Boemondo d’Altavilla – figlio di Roberto il Guiscardo – insedia una comunità di monaci greci, seguaci della regola di San Basilio Magno, che riparano in Salento per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste di Bisanzio. Dopo secoli di incuria e abbandono, un complesso intervento di restauro l’ha resa nuovamente visitabile e rappresenta uno splendido esempio di architettura romanica pugliese impreziosita da importanti affreschi che ne fanno un unicum nel mondo bizantino.


GIARDINO DELLA KOLYMBETHRA, VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO

L’abbiamo vista ultimamente in TV nella prima puntata della seconda serie di Makari. La Kolymbethra è un capolavoro all’interno di una meraviglia, un angolo di paradiso dove olivi secolari regalano ombra dalla calura e gli agrumi inondano la Valle dei Templi con i loro profumi. I suoi reperti e i suoi ipogei, scavati 2.500 anni fa, tramandano a noi la storia dell’antica Akragas, la città fondata dai Greci nel VI secolo a.C. La storia della fondazione non può che perdersi nella leggenda: Diodoro Siculo, autore della monumentale Bibliotheca Historica scritta tra il 60 e il 30 a.C. narra del tiranno Terone il quale, per approvvigionare d’acqua la città, fece progettare una rete di gallerie che si concludeva ai piedi dell’urbe in una grande vasca detta Kolymbethra “del perimetro di sette stadi”, presto adattata a vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili, ma soprattutto capace di trasformare l’arida terra siciliana in un giardino fiorente di piante mediterranee. Oggi il Giardino è il degno completamento alle emozioni del vicino Parco Archeologico, una totale delizia per i cinque sensi: dal profumo delle zagare al sapore delle mandorle, dall’argento degli ulivi all’umido della terra, fino al lieve rumore di sottofondo dell’acqua che scorre costante.


SALINE CONTI VECCHI, ASSEMINI (CA)

Abbiamo parlato di nobili, cavalieri, papi, perfino tiranni, e adesso è il turno degli imprenditori illuminati. Sono i primi anni Venti del Novecento, quando l’ingegner Luigi Conti Vecchi realizza sui 2700 ettari dello stagno di Santa Gilla un ambizioso progetto di bonifica dell’area per impiantarvi una colossale salina allo scopo di sviluppare una zona depressa ai margini della città. Ne nacque una realtà industriale florida, virtuosa e all’avanguardia: un impianto produttivo eco-sostenibile e autosufficiente intorno al quale orbitava una “comunità del sale” dotata di case, scuole e strutture ricreative per le famiglie di proprietari, dirigenti e operai che convivevano nel villaggio di Macchiareddu. Dal 1977 sono protette dalla convenzione di Ramsar, che comprende circa 2.200 zone umide di importanza strategica internazionale per il mantenimento della biodiversità mondiale. Visitarla oggi significa fare un salto all’indietro nel tempo grazie anche a videoproiezioni nell’Officina e nell’ex-Falegnameria, dedicate alla storia e al funzionamento delle Saline e al loro paesaggio nel quale, infine, ci si addentra a bordo di un apposito convoglio, lungo un itinerario che si snoda tra vasche salanti e candide montagne di sale, immersi in un inconsueto e memorabile scenario popolato da centinaia di fenicotteri rosa.